Le origini antiche
Il
clarinetto è il più giovane rappresentante della
famiglia dei “legni”, ed ha in comune con essi le
origini lontane in strumenti di costruzione estremamente
semplice e primitiva, costruiti da uno o più tubi di
canna tagliati in diversi modi per dare vita ad una
varietà di timbri differenti.
I più
lontani predecessori del clarinetto sono stati ritrovati
in Egitto. In particolare il “MEMET” (2700 a.C.)
è il più lontano antenato. Il memet era formato da due
canne con un ancia semplice conglobata in una terza
canna separata che a sua volta faceva parte di una delle
due canne.
Uno
strumento affine al memet era l’”AULOS”
dell’antica Grecia, formato da due canne disunite.
L’esempio italiano degno di nota è rappresentato dalle “LAUNEDDAS”
sarde, in uso fin dal 900-500 a.C. e tuttora
appartenenti alla tradizione popolare. Formato da tre
canne di lunghezza diversa, di cui due con fori
rettangolari per ottenere la melodia in terze e seste,
l’altra per l’accompagnamento.
esempio di
"Launeddas Sarda"
Lo Chalumeau
Prima di trattare la nascita
del clarinetto e la sua evoluzione è indispensabile
parlare del suo predecessore più vicino: lo “chalumeau”.
Le
origini dello chalumeau posso essere individuate tra il
X e XI secolo; vi è infatti un manoscritto, conservato
nella Biblioteca Nazionale di Parigi, in cui vengono
raffigurati alcuni strumenti presumibilmente a canna
singola o doppia con ancia singola. Le analogie che
possiamo riscontrare con gli chalumeau del XVII secolo
sono l’ancia singola separata o conglobata al bocchino e
cameratura interna cilindrica. Lo chalumeau è
caratterizzato da un timbro affascinante, bucolico e da
una ampia flessibilità sonora. La famiglia dello
chalumeau era composta da soprano, contralto, tenore e
basso. Il materiale utilizzato per la costruzione di
questi strumenti era per lo più il bosso ed in piccola
parte legno d’acero e avorio. Fra i costruttori più
esperti nella costruzione di chalumeau troviamo Johann
Schell, Denner (padre e figlio). L’estensione di questo
strumento era molto limitata infatti non superava
l’ottava e mezzo.
La nascita del clarinetto
La prima prova documentata riguardante
la nascita del clarinetto è contenuta nell’Historische
Nachricht von den Nürnbergischen Mathematics und
Kunslern (Norimberga, 1730); l’autore, J.G. Doppelmayr ,
accanto all’elenco di tutte le personalità di spicco di
Norimberga affianca la biografia di Johann Christoph
Denner (1655-1707), attribuendogli l’invenzione alla
fine del XVII secolo di un nuovo strumento a forma di
tubo chiamato clarinetto, frutto del perfezionamento
dello chalumeau. È altresì vero che Doppelmayr non è
sempre stato una fonte sicura, tendendo ad esaltare
l’operato dell’artigiano locale e trascurando i
contributi degli altri; nonostante ciò, questa
importantissima testimonianza rappresenterà un punto
fermo in tutti i metodi e i trattati per clarinetto dal
XVIII secolo in poi. I dubbi che riguardano l’esatta
data di nascita del clarinetto sono comunque molteplici;
alcuni dizionari la collocano nel 1690 (Murr), alcuni
nel 1700 (Gerber) e altri fra il 1690 e il 1700 (Bärmann
e Andersch). Gli archivi di Norimberga conservano
documenti che testimoniano come già a partire dal 1710
Jacob Denner figlio (1681/82-1735), ricevette un
cospicuo ordine di strumenti a fiato dal duca di
Gronsfeld, fra cui anche due clarinetti. Secondo il
parere di eminenti studiosi quali Nickel e Lawson
l’invenzione vera e propria del clarinetto è proprio da
attribuirsi al figlio di J.C. Denner, Jacob, abile
artigiano come il padre al quale va comunque il merito
di aver apportato delle migliorie allo chalumeau. Un
elemento molto importante nel nostro percorso storico è
rappresentato dagli strumenti costruiti dai Denner
giunti fino a noi come oggetti di studio e soprattutto
di confronto con lo strumento moderno; questi sono: uno
chalumeau tenore e un clarinetto a tre chiavi attribuito
al padre, e tre clarinetti a due chiavi del figlio Jacob.
Il clarinetto di Denner, rispetto ai suoi chalumeaux,
era così caratterizzato:
· la
cameratura era generalmente più stretta ma, non
essendoci uno standard costruttivo e confrontando gli
esemplari sopravvissuti, possiamo affermare che sia le
dimensioni della cameratura sia la posizione dei fori,
delle chiavi e la forma dei bocchini differivano
sensibilmente da costruttore a costruttore;
· il
barilotto assumeva forma e importanza specifica;
· la
campana era poco più svasata;
· l’ancia
era rivolta verso il labbro superiore e aveva
l’estremità quasi quadrata.
clarinetto di
C. Denner denominato "clarinetto barocco" (2 chiavi)
I primi clarinetti vennero costruiti per
lo più in legno di bosso, ma anche qui non mancano le
eccezioni; i due clarinetti Scherer sono in avorio,
altri in prugno o pero e in bosso trattato con acido
fino a diventare marrone scuro, ‘‘bruciato’’ per farlo
assomigliare al guscio di tartaruga. Questi clarinetti,
in Do e in Re , avevano le stesse due chiavi dello
chalumeau, una per il La e l’altra, oltre a fungere da
portavoce per ampliare l’estensione, poteva finalmente
produrre il Si naturale se azionata insieme a quella del
La.
Il materiale di costruzione dei bocchini, quando
divennero corpi separati dal barilotto, fu in gran parte
ancora il bosso e occasionalmente l’ebano e il cocus.
Dei 31 clarinetti originali a due chiavi rimasti in
Belgio, Olanda e Germania nessuno è in La. Ed è proprio
al particolare timbro dei primi clarinetti, squillante e
penetrante, che i compositori affidarono parti
solistiche in brani che rispecchiavano il tipo di stile
a fanfara, come si può chiaramente osservare
nell’Ouverture per due clarinetti in Re e corno da
caccia di G.F. Händel, testimonianza confermata dalla
copia di un clarinetto in Re costruito da Jacob Denner e
conservato a Norimberga. Nei sei concerti di Johann
Melchior Molter (1696-1765) per clarinetto in Re e archi
si predilige il registro medio-acuto, con totale
esclusione del registro dello chalumeau.
Il clarinetto sistema
Böhm
Nel
1843 venne presentato a Parigi il clarinetto sistema Boehm o clarinetto ad anneaux mobiles (anelli
mobili), caratterizzato dalla presenza di tre anelli nel
pezzo inferiore, frutto della collaborazione fra
Hyacinthe Klosè, clarinettista, e Luis Auguste Buffet,
costruttore dell'omonima fabbrica Buffet Crampon,
attuale leader mondiale nella costruzione di clarinetti.
I così detti "anelli mobili" vennero applicati per la
prima volta dal flautista tedesco Theobald Boehm nel
1830.
Hyacinthe Klosè, clarinettista della banda reale e
allievo di Friederich Beer, di cui rilevò la cattedra al
conservatorio di Parigi, diede preziosi consigli a
Buffet, il quale accolse con entusiasmo anche la
proposta di applicare gli anelli mobili sperimentati sul
flauto. Nel suo metodo Klosè fornisce un'esauriente
spiegazione dei suoi principi evolutivi atti a
valorizzare la bellezza timbrica dello strumento,
indiscusso solista ed accompagnatore.
Il
clarinetto sistema Boehm di Klosè aveva ed ha tuttora
diciassette chiavi, sei anelli e ventiquattro fori,
indispensabili per poter suonare agevolmente in tutte le
tonalità evitando le diteggiature a "forchetta"
obbligatorie nei sistemi Müller
e Öhler
(ad esempio il
FA e il DO) e con doppie possibilità di utilizzo di
alcune chiavi a destra o a sinistra. La presenza di
tante chiavi non peggiorò l'effetto timbrico dello
strumento mentre migliorò notevolmente l'aspetto
estetico.
clarinetto moderno sistema
Boehm costruito dalla ditta Buffet Crampon.
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