Joseph Anton Bruckner nasce ad
Ansfelden il 4 settembre 1824, da Joseph Bruckner –
figlio dell'omonimo e già citato maestro di scuola –
anch'egli insegnante, e da Theresia, proveniente dalla
famiglia degli Helm, proprietari terrieri. È soltanto il
primo d'una genia di ben undici figliuoli, sei dei
quali, tuttavia, muoiono in età tenerissima. Già dagli
anni dell'infanzia, Anton manifesta decise attitudini
musicali, sollecitate in larga misura dalla pluralità di
suo padre, ch'era maestro di scuola ma anche cantore,
organista e violinista. Proprio dal padre apprende i
primi, elementari rudimenti musicali, sperimentati
sull'organo della parrocchia cittadina.
Gli anni dell'adolescenza sono certamente determinanti
per quel che concerne la definizione caratteriale del
giovane Bruckner. Il suo animo, infatti, non poco
provato dai recenti e numerosi decessi fraterni, tornerà
a convivere con le tragiche esperienze della malattia e
della morte. Trasferitosi a Hörsching nell'inverno del
1835, affidato alle cure e agli insegnamenti del cugino
Johann Weiss – che gli insegnerà armonia e contrappunto
– il piccolo Anton sarà richiamato con urgenza nel paese
natale, causa la violenta polmonite che dapprima
costringe suo padre al letto (dicembre 1836), e che, in
seguito all'aggravarsi della patologia, lo porta poi
alla morte (7 giugno 1837).
Emblematico l'episodio dello svenimento, avvenuto
durante la mesta cerimonia dell'estrema unzione. Il
giorno stesso della morte del marito, la vedova Bruckner
si reca nella vicina abbazia di Sankt Florian ove
raccomanda il primogenito alle cure del priore Michael
Arneth.
Il trasferimento avviene nel luglio seguente. Il piccolo
Anton viene assunto come corista e destinato alla terza
classe, che, tra le varie discipline, comprende anche la
musica. E proprio in questo ambito ha la fortuna di
incontrare maestri competenti tra cui Bogner per la
teoria e il contrappunto; Edward Kurz, allievo di Johann
Georg Albrechtsberger (che fu maestro di Beethoven), per
l'armonia; e soprattutto Anton Kattinger, denominato il
“Beethoven dell'organo”. Giungiamo così al 1840,
crocevia importante nella vita del giovane Bruckner.
Terminati gli studi primari, di fronte alla possibilità
di scegliere tra la carriera ecclesiastica, scolastica o
la continuazione degli studi, memore delle disagiate
condizioni familiari, Anton decide di emulare i passi di
suo padre e di intraprendere la professione di maestro.
Si reca dunque a Linz, nell'ottobre dello stesso anno,
ove trascorre mesi di preparazione all'insegnamento. È
un soggiorno importantissimo, nel quale ha la prima
diretta conoscenza della grande musica, soprattutto
Beethoven e Weber. Superati gli esami nell'estate del
1841, comincia per il giovane Bruckner un periodo di
frequenti spostamenti: dapprima Windhaag, villaggio
isolato ai confini della Selva Boema, nel quale rimane
ben due anni; poi a Kronstorf, nel 1843, altro piccolo
villaggio ma col pregio di essere vicino ai più vivaci
centri di Sankt Florian, Enns e Steyr. Non
s'interrompono in questi anni gli studi musicali: Bach,
soprattutto il “Clavicembalo ben temperato” - che si
dice Bruckner studiasse anche di notte – Mozart e i due
fratelli Haydn, Franz Joseph e Michael.
Giornate di estrema solitudine, trascorse nelle mansuete
atmosfere paesane, ove il giovane Anton aveva dovuto
temprare la sua fragile ossatura di maestro scolastico,
lo accompagnano fino al maggio del 1845, allorché,
improvvisando una fuga su tema di Preindl, vince un
concorso presso la scuola normale di Linz. Nel settembre
dello stesso anno, quindi, Bruckner ritorna come maestro
salariato nella scuola parrocchiale di Sankt Florian.
Qui, a distanza di qualche anno, ritrova i vecchi
maestri quali il Kattinger, con cui riprende gli studi
organistici, e il Bogner, la cui famiglia prende a
frequentare assiduamente. Nel 1848 Kattinger è
temporaneamente trasferito a Linz: Anton Bruckner
ottiene dunque l'incarico – seppur provvisorio – di
organista nella familiare abbazia. Evento questo che si
ripercuote positivamente nell'ambito compositivo. Al
settembre 1849 risale infatti la creazione del Requiem
in re minore, che lo stesso autore avrà modo di definire
quale opera “non malvagia”.
Frattanto, sempre nel mese di settembre, dell'anno 1851,
l'incarico d'organista diviene definitivo. Sono mesi,
questi, di importanti affermazioni lavorative e di
ambite migliorie finanziarie, indispensabili al giovane
Maestro per porre rimedio alle modeste condizioni di
vita della madre Theresia.
Ma sono anche mesi di profonda incertezza sentimentale;
proprio in corrispondenza dell'acquisita titolarità in
Sankt Florian, Anton pensa dapprima di sposare la
sedicenne Bogner, poi di fidanzarsi con un'altra
giovane, Antonie Werner. Timore e insoddisfazione
prendono coll'invadere anche l'ambito musicale, tant'è
che nella prima metà del 1852 provvede ad inviare al
maestro di cappella di corte Ignaz Assmayr – personalità
di rilievo della Vienna musicale, nonché amico di
Schubert – talune sue opere (tra cui il Salmo 114). Il
commento ricevuto da Assmayr è disarmante: questi gli
consiglia vivamente di abbandonare la musica. Il
contraccolpo psicologico è certamente non trascurabile,
se è vero che nel 1853 un rassegnato Bruckner concorre
invano per un impiego di funzionario statale.
A salvare Bruckner da un profondo stato di inquietudine
e abbattimento interviene l'amico Schaarschmidt,
consigliere del tribunale di Linz, che in una lettera lo
esorta a non abbandonare la musica, “solo dominio ove
può riuscire”, e a continuare la professione di
organista. Dal canto suo Anton tenta di rifuggire
dall'attuale situazione psicologica immergendosi nella
composizione (fatto frequente nella sua esistenza).
Risale tra le altre cose all'estate del 1854 la
composizione di una Missa solemnis, per il nuovo prelato
Friedrich Mayr, che aveva sostituito il vecchio priore e
protettore Arneth, deceduto mesi prima. Nell'ottobre
dello stesso anno si reca a Vienna, per un esame
d'organo proprio con quell'Assmayr che in misura così
drastica l'aveva stroncato. Questi lo fa improvvisare su
una doppia fuga, quindi gli conferisce un certificato
che plaude la sua eccellente capacità organistica.
L'anno successivo Bruckner è nuovamente a Vienna, per
incontrare il famoso teorico Simon Sechter, organista di
corte e docente al conservatorio (lo stesso col quale
anche Schubert avrebbe voluto studiare, se non l'avesse
colto la morte). A Sechter egli presenta il manoscritto
della Missa solemnis. L'eminente teorico, in tutta
risposta, gli consiglia di abbandonare il ristretto
ambiente di Sankt Florian e di trasferirsi alla sua
scuola, per ricominciare gli studi, in modo da coltivare
al meglio il proprio talento. Le parole di Sechter
scuotono l'animo di Anton, che si decide a lasciare
l'ambiente paesano. Nel novembre nel 1855 viene indetto
un concorso per il posto di organista titolare nella
cattedrale di Linz. Bruckner si iscrive in extremis e
riporta una netta vittoria sugli altri partecipanti. L'8
dicembre, giorno dell'Immacolata concezione, il
musicista prende servizio.
Ad onta dei tanti timori della vigilia – temeva
moltissimo il primo verace contatto con la città –
Bruckner, a Linz, ottiene il titolo definitivo
d'organista (25 gennaio 1856), s'impone un lungo periodo
di silenzio creativo (seguendo così un altro consiglio
di Sechter) e si dedica al solo organo, partecipando a
serate musicali e mettendosi in luce in talune
circostanze, come quella del settembre 1856, a
Salisburgo, in occasione delle celebrazioni per il
centenario di Mozart. Nella stessa Salisburgo stringe
un'importante amicizia col musicista Rudolf Weinwurm,
col quale intrattiene negli anni futuri una
corrispondenza vibrante e melanconica. E se da un lato
prosegue il fitto studio del Trattato d'armonia di
Sechter, dall'altro decide di sostenere un esame come
organista a Vienna. Questo, superato con successo nel
luglio del 1858, precede quello finale dell'anno
successivo. Nel corso di questi anni Bruckner riceve
primi, importanti riconoscimenti ufficiali, come il
commento elogiativo apparso sulla Wiener Zeitung del 24
luglio 1858 («Devono esserci poche cattedrali a vantare
un organista come Bruckner»), o l'offerta della carica
di direttore della corale Frohsinn, accettata proprio a
ridosso della morte della madre Theresia, il 2 novembre
1860. Nel frammezzo vi sono i ripetuti complimenti
ricevuti da Sechter in persona, il quale in una lettera
arriva a confessargli di “non aver mai avuto un allievo
più industrioso di voi”. Il tempo degli esami è però
tutt'altro che alle spalle. L'anno 1861 vede Bruckner
iscriversi al Conservatorio di Vienna, per ottenere un
certificato di “maestro di musica”, che gli verrà
conferito il 22 novembre da una commissione composta,
tra gli altri, da Sechter e Herbeck, direttore dei
Gesellschaftkonzerte viennesi e scopritore della
Sinfonia in si minore "Incompiuta" di Schubert, il
quale, in una lettera, così si esprime nei confronti del
Bruckner allievo: “Se io sapessi la decima parte di ciò
che lui sa, mi stimerei felice. È lui che avrebbe dovuto
esaminare noi”.
Raggiunto questo importante e definitivo traguardo,
Bruckner capisce di doversi finalmente e totalmente
dedicare alla composizione. Rifiuta quindi l'offerta
dell'amico Weinwurm di sostituire Sechter come organista
di corte nella capitale austriaca («Non è che attraverso
la composizione che io posso esprimermi: così devo
ancora studiare»). E difatti lo studio, tutt'altro che
archiviato, si concretizza nei perfezionamenti seguiti
con Otto Kitzler, direttore d'orchestra del Teatro di
Linz, nonché convinto sostenitore della “nuova musica”,
rappresentata da Berlioz, Liszt e Wagner, quelli che non
a caso saranno i tre numi della musica di Bruckner. Gli
anni a cavallo del suo quarantesimo anno di età sono
segnati da una moltitudine di viaggi e incontri di
rilievo. Fondamentale quello con Richard Wagner avvenuto
a Monaco il 10 giugno 1865, per la prima esecuzione del
Tristano. Ma degni di altrettanta sottolineatura quelli
con Liszt, con il quale condivideva la profonda fede
cattolica, avvenuto a Budapest nell'agosto dello stesso
anno, con Berlioz a Vienna, nel novembre 1866, in
occasione de La Damnation de Faust diretta dall'autore.
Giungiamo così ai tristi trascorsi del 1867, allorché,
motivazioni legate alla sfera sentimentale e soprattutto
sociale – la città di Linz lo apprezza come artista ma
lo irride come uomo, scontroso e bizzarro, dai vestiti
antiquati, “tagliati da un falegname” – nonché da una
certa soggezione per un trasferimento viennese oramai
incombente, contribuiscono al non inatteso tracollo
nervoso, in seguito al quale sarà ricoverato per qualche
tempo a Bad Kreuzen, con l'ordine tassativo di non
leggere né scrivere. La nevrosi si manifesta in modo
violento, la mente del compositore è crivellata da fobie
e ossessioni d'ogni tipo: teme, ad esempio, che il
Danubio si prosciughi, oppure è sovrastato da una mania
calcolatrice che lo costringe a contare tutto ciò che lo
circonda. Gli stessi medici di Bad Kreuzen definiscono
la sua patologia quale “crisi paranoica, sovreccitazione
estrema mista a un sentimento di totale abbandono”.
Questa, curata con docce, si placa col finire
dell'estate, sicché il musicista viene dimesso e può
tornare ad immergersi nel lavoro, unica occupazione
capace di donargli salute fisica e psicologica.
Superata la crisi – che ad ogni modo tornerà a farsi
sentire ad intermittenza, nell'arco della vita – grazie
alla genuina insistenza di Herbeck, il 6 luglio 1868
Anton Bruckner è nominato professore d'armonia,
contrappunto e organo al Conservatorio di Vienna, e il 2
agosto dello stesso anno organista di corte, ad onta
della decisa opposizione di Hanslick, critico noto in
tutta la capitale, favorevole alla corrente brahmsiana e
deciso oppositore della musica di Wagner.
Alla fine di settembre Bruckner si trasferisce dunque a
Vienna con la sorella Nani, inaugurando il suo nuovo
mestiere il primo ottobre e seguendo i corsi
universitari di storia della musica fino a Beethoven,
tenuti dallo stesso Hanslick.
La vita viennese di Anton Bruckner trascorre
circoscritta tra insegnamento e composizione, protetta
dalla sfera degli amici più cari, la quale attutisce il
profondo divario esistente tra il carattere timido,
paesano del compositore, e la vivace mondanità
caratteristica della capitale austriaca di quegli anni.
La quotidiana regolarità è interrotta però nel 1869 e
nel 1871, allorché, grazie a due viaggi, rispettivamente
in Francia e Inghilterra, Bruckner ha la possibilità di
innalzare la sua fama d'organista alla ribalta europea.
Ma questi anni segnano anche una decisa accelerazione in
ambito sinfonico: viene rivisitata la Sinfonia n.0, ne
viene abbozzata un'altra in si bemolle, ed infine
avviata la Seconda in do minore, il cui finale verrà
accennato proprio durante il soggiorno nella capitale
inglese, nella quale era stato inviato in qualità di
“massimo organista austriaco”, per l'inaugurazione del
grande organo della Royal Albert Hall. L'inizio del
1871, tuttavia, è anche legato ad un evento tragico: la
morte della sorella Nani. L'afflitto musicista si decide
quindi ad assumere una governante, Katherina Kachelmayer
(“Frau Kathi”), sì che possa aiutarlo nelle faccende
domestiche.
Al termine della “tournée” londinese, Bruckner fa
rientro a Vienna, nella quale, tuttavia, si trova a
dover gestire una spiacevole situazione. Accusato di
libertinaggio, per essersi rivolto ad una sua allieva
con un innocente ed inoffensivo “lieber Schatz”, mio
tesoro, viene sospeso dalle sue funzioni di ripetitore
dalla severa scuola di Sant'Anna. È un colpo duro
soprattutto dal punto di vista economico, come
testimoniano alcune lettere rivolte all'amico Mayfeld.
In Conservatorio poi, l'atmosfera è tutt'altro che
distesa. La sua amicizia con Wagner comincia a sortire i
primi effetti negativi, e ad alienargli le simpatie di
molti illustri individui. Lo stesso segretario del
Conservatorio, nonché docente d'acustica, Julius Zellner,
oltre ad affermare che Bruckner non è un organista –
probabilmente puntando il dito sulle più spiccate
capacità di improvvisatore, rispetto a quelle
d'esecutore – gli consiglia di gettare nel cestino le
sue sinfonie e di dedicarsi a mansioni più umili per
procurarsi denaro, come compiere riduzioni pianistiche.
Frattanto, nel giugno del 1872, grazie
all'interessamento di Herbeck, viene eseguita nella
chiesa imperiale di Sant'Agostino la sua Terza Messa,
che ottiene grande successo. Lo stesso Hanslick avrà
modo di elogiarne il “magistrale contrappuntismo” e di
paragonarla alla Missa solemnis di Beethoven. L'anno
successivo Bruckner si reca da Wagner, a Bayreuth, col
manoscritto della Terza Sinfonia, da poco tempo
ultimata. Il tedesco, dopo averla attentamente studiata,
la definisce un capolavoro, ed accetta con entusiasmo la
dedica offertagli. Tuttavia la sincera e profonda
ammirazione coltivata da Bruckner nei riguardi
dell'autore del Tristano, non fa che procurargli
traversie e difficoltà.
Così, proprio in corrispondenza dell'ultimazione della
Quarta Sinfonia, detta Romantica, compare
perentoriamente sulla scena, come suo diretto e
deliberato avversario, la figura di Johannes Brahms, il
quale, da poco stabilitosi a Vienna,seguiva la
promettente fioritura sinfonica che aveva preso ad
animare la mansueta figura del cinquantenne musicista di
Ansfelden.Ciò nonostante Bruckner riceve in affidamento,
nel luglio 1875, la cattedra universitaria (non
retribuita) di armonia e contrappunto. Evento questo che
sembra aver irritato non poco Hanslick, infastidito, tra
l'altro, dal profondo e affettuoso sostegno che l'umile
compositore riceve dai suoi allievi (tra i quali
ricordiamo Gollerich, Stradal, Eckstein, i fratelli
Schalk, Loewe, i due amici Mahler e Krzyzanowski, Klose,
Oberleithner, Mottl e Hugo Wolf).
Tuttavia l'affetto dei suoi allievi non è sufficiente e
Bruckner va incontro a mesi di profonda incertezza,
dovuta essenzialmente a pesanti restrizioni finanziarie.
A Vienna, frattanto, la “guerra” tra wagneriani e
brahmsiani – che si protrarrà fino alla morte di Wagner
– entra nel vivo; all'agosto del 1876 risale la prima
esecuzione integrale dell'Anello del Nibelungo, alla
quale Bruckner assisterà direttamente, per invito dello
stesso Wagner. Nel 1877, dopo aver ricevuto
gratuitamente un appartamento, da parte del dottor Anton
Olzelt-Newin, suo ammiratore, Bruckner deve fare i conti
con la dolorosa scomparsa di Herbeck (10 giugno). Questi
tuttavia, prima di morire, era riuscito ad imporre ai
Filarmonici l'esecuzione della Terza Sinfonia. I
direttori, però – essenzialmente a causa della dedica a
Wagner – si rifiutano di eseguirla, così tocca allo
stesso autore dirigerla, il 16 dicembre, con esiti
mediocri, resi oltretutto disastrosi dal successo
riportato dalla Seconda Sinfonia di Brahms pochi giorni
dopo. Durante l'esecuzione della Terza Sinfonia, tra
fischi e strepitii, gran parte del pubblico abbandona la
sala. Solo una decina di persone rimangono ad ascoltarla
fino alla fine. Tra queste Mahler e Krzyzanowski, che
tentano invano di placare la disperazione del povero
Bruckner, il quale più che mai avvilito confessa “questa
gente non vuol saperne di me”. Tra i fedeli a non aver
abbandonato la sala c'è tuttavia l'editore musicale
Theodor Ratting, che gli propone la pubblicazione
dell'opera. Questa Terza sarà la sua prima sinfonia
pubblicata. L'episodio agrodolce appena descritto
rappresenta forse il culmine di quel dissidio tra le due
fazioni musicali suddette. Un antagonismo che assume i
toni di vera e propria incompatibilità e che finisce per
scaricare sull'ingenua figura del maestro d'Ansfelden
l'ingrato ruolo di capro espiatorio.
Negli anni a ridosso del 1870, mentre a Vienna cala su
Bruckner l'ingiusta cappa del silenzio, questi avvia la
creazione di un Quintetto per archi – commissionatogli
da Hellmesberger – e della Sesta Sinfonia. Trova anche
il tempo di innamorarsi di Marie Barth, una giovane
modista con la quale intrattiene un rapporto epistolare
che, tuttavia, si spegne nell'arco di un anno. Nel
febbraio del 1881, il grande direttore Hans Richter
decide di eseguire la Quarta Sinfonia: è il primo grande
successo per Bruckner, elogiato dal critico Kremser come
un nuovo Schubert. A questo evento è legato il simpatico
episodio del tallero, regalato bonariamente dal
compositore al maestro d'orchestra – con la frase
“Prendete e bevete una birra alla mia salute” – il
quale, commosso fino alle lacrime, la incastona nella
sua catena d'orologio. Al mese di maggio risale la
celere creazione (in soli sette giorni) del Te Deum.
Giungiamo così al 1882, il triste anno dell'addio a
Wagner, raggiunto a Bayreuth nel luglio, alla prima
assoluta del Parsifal, diretto da Hermann Levi. In
questa occasione i due amici hanno l'opportunità di
intrattenersi privatamente e nell'incontro – nel quale
Wagner rivolgendosi a Richter e ad altri musici
affermerà “io non conosco che un uomo che può
avvicinarsi a Beethoven: EGLI è Bruckner” - l'organista
di Ansfelden ha modo di intuire le precarie condizioni
del suo Nume principe, il quale, in effetti, si spegnerà
di lì a poco, nel febbraio del 1883 a Venezia. Proprio
questo mesto epilogo suggerisce a Bruckner le commoventi
cadenze dell'Adagio della Settima Sinfonia, che viene
completata in agosto. Eppure, ad onta dei suoi
sessant'anni, la fama e il successo continuano ancora a
voltargli le spalle. Merito di Hanslick e delle sue
gesta velenose.
Fortunatamente Hermann Levi sollecita il grande
direttore Arthur Nikisch a programmare a Lipsia la
Settima Sinfonia, eseguita il 30 dicembre con grande
successo. La stampa germanica giudica Bruckner una forza
della natura, accostandolo a Berlioz, a Liszt e a
Wagner. Lo stesso Nikisch confida a Schalk, durante le
prove dell'Adagio: “Da Beethoven in poi nulla di simile
è stato scritto”. È la Germania, dunque, a regalare a
Bruckner i primi grandi successi in serie. La Settima è
diretta da Levi a Monaco nel gennaio 1885, il Quintetto
e la Terza (l'unica pubblicata) sono eseguiti in altri
centri tedeschi. Finalmente anche Vienna prende a
considerare il musicista, in particolar modo dopo un
articolo elogiativo pubblicato da Hugo Wolf, che
inquadra il maestro di Ansfelden in una parabola che
“oscilla per metà in Beethoven e per metà nelle moderne
prospettive”. L'eco di questo successo sembra finisca
con l'irritare Brahms, il quale pare definisca Bruckner
“uomo privo di senno che i preti di Sankt Florian hanno
sulla coscienza”. E non manca neppure un ulteriore
appunto di Hanslick che dice “il cervello di Bruckner
onnubilato dall'incenso”. Ciò nonostante dal 1885 in poi
le esecuzioni di opere bruckneriane a Vienna prendono a
intensificarsi, essendo riecheggiati i successi in
Germania. I commenti si sprecano, e, come è facile
immaginare, variano dal negativo stereotipo diffuso
nella corrente brahmsiana, al sincero ed entusiastico
apprezzamento degli amici e dei sostenitori del
compositore. Tra questi vi è anche il premio Nobel Paul
Heise, scrittore tedesco, che in occasione di un
concerto bruckneriano a Monaco, ha la possibilità di
esprimere al compositore tutta la sua ammirazione.
Bruckner – che si era scrollato di dosso il peso della
polemica sostenendo “io sono una natura infiammata di
cattolico; Brahms un freddo temperamento di protestante.
È un eccellente musicista, che sa il suo mestiere; ma
non ha temi.” – dal canto suo, si mantiene al di fuori
di ogni diatriba. Avvia la composizione della
monumentale Ottava Sinfonia, completata nel 1887, e si
limita a seguire le sue Sinfonie che percorrono l'Europa
(Richter dirige la Terza, Quarta e Settima in Germania e
Inghilterra) e raggiungono il nuovo mondo (Theodor
Thomas dirige nel'86 la Settima a New York, Chicago e
Boston). È di questo periodo l'attestato di stima
ricevuto da Johann Strauss, che confessa “Il genio siete
voi”, al che l'autore della Settima Sinfonia risponde
“Io darei delle sinfonie per un valzer di Johann
Strauss”. L'ultimo decennio della vita di Bruckner è
segnato da un lento declino e da una fama crescente. Una
gloria che dopo aver conquistato Europa e America,
s'insedia anche a Vienna, patria finora ingrata.
Nell'ottobre del 1889, taluni musicisti decidono una
conciliazione tra Bruckner e Brahms, nel ristorante
abituale di quest'ultimo “All'Istrice rosso”. Dopo un
preliminare imbarazzo, una divertente battuta di spirito
(“Ah, vedete, Herr Dokta, c'è almeno un punto su cui ci
capiamo” – dice vedendo portare a Brahms un piatto di
knodel, gnocchi ripieni) favorisce la distensione del
clima, sì che la serata trascorre serenamente. Ciò
nondimeno il rapporto tra i due compositori non avrà mai
punti di incontro, a causa delle loro tendenze
artistiche troppo divergenti. Terminata l'Ottava
Sinfonia e iniziata la Nona, tra il 1889 e il 1890, la
cronaca degli ultimi sei anni di Bruckner va lentamente
attenuandosi, sino a spegnersi. Ancora compone opere
corali, come il Salmo 150 e la cantata Helgoland. Ancora
viaggia a seguire le esecuzioni delle sue opere (il Te
Deum diretto a Berlino da Ochs nel maggio del 1891, la
Settima Sinfonia ancora a Berlino nel gennaio del 1894).
Trova persino il tempo di avviare brevi avventure
sentimentali, come con Karoline, un suo vecchio amore di
Linz, o con la berlinese Ida Buhz, che vorrebbe sposarlo
senza però convertirsi al cattolicesimo, o con Adele,
figlia di un decoratore, che sarà la “dama velata” ai
suoi funerali. Intanto, nell'autunno del '90, a causa
dell'intensificarsi dei suoi malesseri fisici e nervosi,
ottiene dall'imperatore, a cui ha dedicato l'Ottava
Sinfonia, di divenir pensionato come organista di corte,
e chiede un congedo di sei mesi per malattia al
conservatorio, dal quale riceve una pensione dal gennaio
del 1891. Frattanto si susseguono esecuzioni di rilievo:
nel 1890 la Quarta Sinfonia è diretta a Monaco, la Terza
a Vienna da Richter, che l'anno dopo presenta la Prima
Sinfonia. Nonostante i perseveranti stereotipi di
Hanslick, le accoglienze sono sempre trionfali. Tra le
molteplici esecuzioni, Bruckner segue con interesse le
ottime interpretazioni di Mahler, il quale dal 1891 al
1895 dirige numerosissime opere del maestro (la Prima
Messa e la Terza Sinfonia ad Amburgo, altre Sinfonie a
New York). Il 7 novembre è nominato dall'Università di
Vienna dottore honoris causa, diploma molto ambito in
quanto dapprima toccato a Brahms. Il mese dopo è
organizzato dai docenti un ricevimento in suo onore, al
quale non è presente Hanslick. Nel 1892 si reca a
Bayreuth, nel decennale della morte di Wagner. A Vienna
le sue ultime gioie: Richter, ora che Brahms si è
ritirato dalla composizione sinfonica, gli programma
l'Ottava Sinfonia, mentre Joseph Eberle gli propone la
pubblicazione delle sue opere inedite.
Anton Bruckner trascorre i suoi ultimi tre anni di vita
alternando periodi di lunga indisposizione, causati da
eretismo nervoso e crisi di idropisia, ad altri di fitto
lavoro, atto a vincere la corsa sulla morte sì da
terminare la sua opera conclusiva e definitiva, la Nona
Sinfonia. Il 10 novembre 1893 detta il suo testamento ed
esprime la volontà di non ricevere più amici, neppure
quelli maggiormente fidati. Per il settantesimo
compleanno viene eletto membro onorario del Musikverein
viennese. Poco prima aveva scritto al fratello Ignaz di
voler essere sepolto sotto il grande organo di Sankt
Florian.
Nell'ottobre del '94 riprende i corsi all'università, e
in un incontro con i suoi studenti, rassegnati al peggio
alla vista delle sue precarie condizioni di salute,
confessa: “Miei cari amici, voi sapete che in questo
mondo non ho che voi e la composizione”. Il 13 novembre
tiene la sua ultima lezione e il 30 successivo termina
l'Adagio della Nona Sinfonia, iniziando il Finale. Che
tuttavia non riuscirà a completare. Nel gennaio del 1896
si reca in carrozza ad una esecuzione del Te Deum,
l'ultimo concerto a cui assiste. Ancora crisi che si
ripetono fino all'estate. Nel mese di settembre riprende
a comporre. Ha idea di scrivere un'opera alla Lohengrin,
intitolata Astra (dal poema L'Isola dei Morti di Richard
Voss), che sia la summa di tutta la poetica romantica,
religiosa, mistica e totalmente pura. Il 2 ottobre,
tuttavia, mentre siede al pianoforte intento al Finale
della Nona avverte un brivido, si alletta e si spegne.
Funerali solenni gli vengono tributati nella chiesa di
San Carlo, il 14 ottobre; Loewe dirige l'Adagio della
Settima Sinfonia. Le spoglie vengono poi trasferite a
Sankt Florian.
Un' importante caratteristica delle sinfonie di Bruckner
è quella de "i falsi finali". Durante alcuni movimenti,
Bruckner inserisce spesso grandi crescendi emotivi che
sembrano sfociare in un grande finale, ma invece, la
frase si conclude o con un pianissimo, con una lunga
pausa o con un rapido diminuendo. Questa tecnica è
applicata in modo particolare nella 5ª e nella 8ª
sinfonia (non originali dell'Autore).
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