così precoci qualità
che a otto anni, novello Mozart, diede il suo primo
concerto.
Anche i normali studi
scolastici offrirono spunti ai suoi interessi musicali,
poiché entusiasmandosi per la storia polacca, cominciò a
comporre commenti musicali sui fatti più importanti. Era
già vivo quell'interesse per la vita del suo paese che
sarebbe divenuto un elemento costante della sua
personalità e della sua ispirazione: infatti le
sofferenze, le aspirazioni, i desideri di libertà della
Polonia si espressero spesso attraverso i suoni
"disperati" (com'egli riferì) del suo pianoforte.
Terminati gli studi con un noto compositore, J. Elsner,
che gli fu amico più che maestro per tutta la vita,
Frydryk iniziò nel 1829 la sua carriera di prodigioso
pianista. In questo periodo conobbe Costanza Gladowska
da cui ebbe brevi gioie e molte delusioni e Niccolò
Paganini che lo entusiasmo per la meravigliosa tecnica
violinistica. Nel 1830 Frydryk si trasferì a Vienna,
data l'avversa situazione politica in Polonia. Infatti
pochi giorni dopo il suo arrivo in terra austriaca a
Varsavia scoppiò un'insurrezione al potere zarista
russo. Ma gli austriaci erano anch'essi contro
l'indipendenza polacca e il giovane Frydryk si sentì
subito circondato di ostilità.
Rimase solo attraversando mille difficoltà, anche di
carattere economico, mentre dalla Polonia giungevano
sempre notizie meno che mai positive sull'avanzata
russa, sull'epidemia di colera, e sulla disperazione dei
suoi connazionali. Quando seppe che Varsavia era caduta
in mano Russa, disperato compose lo Studio (op.10 n.12)
noto come "La caduta di Varsavia", ricco di impeti
drammatici ed appassionati.
Nel 1831 si trasferì a Parigi, in un ambiente più
rilassato, dove entrò in amicizia con grandi artisti
come Mendelssohn, Liszt, Bellini, Delacroix (il grande
pittore autore fra l'altro di un celebre ritratto del
musicista), Heine (poeta) e molti altri. Anche nella
capitale francese crebbe subito la sua fama di pianista
anche se i concerti in pubblico furono pochi dato che
Frydryk non amava la folla, ma bastarono per far
apprezzare il suo sottile stile appassionato e
malinconico.
Cominciò a frequentare i più prestigiosi salotti
culturali di Parigi, frequentati ovviamente da i più
importanti personaggi della vita francese. La fama
crebbe ancor più e in uno di questi salotti conobbe la
scrittrice George Sand, che ebbe tanta parte nella sua
arte e vita. Dopo un burrascoso e brusco troncamento con
una promessa sposa polacca, Frydryk si ammala e si
trasferisce, per tentare di riprendersi da un'inflenza
tramutatasi in tubercolosi, in quel dell'isola di
Maiorca, sotto consiglio dell'ormai onnipresente Sand.
Il clima parve all'inizio giovargli ma l'isolamento,
dovuto all'acutizzarsi della malattia, in un convento
certosino, insinuarono in Frydryk una profonda
depressione. In questo periodo tormentato compose gli
stupefacenti Preludi, pagine che hanno strappato parole
di ammirazione e commozione a più di una penna, senza
dimenticare che si tratta pur sempre di musiche frea le
più iconoclaste che mai siano state scritte (non per
niente Schumann disse che la raccolta gli ricordava
"rovine e penne d'aquila").
Nel 1838 George Sand e Chopin andarono a svernare
nell'isola di Maiorca: le disagiate condizioni del
viaggio e l'agitato soggiorno soggiorno sull'isola se
furono entusiasmanti per la scrittrice, risultarono
spaventosi per il musicista, anche per il clima umido
che peggiorò notevolmente la sua salute. Nel 1847 ebbe
fine il suo legame con Sand e l'anno dopo Chopin si recò
in Inghilterra, dove conobbe Dickens e Thackeray;
a Londra tenne il suo ultimo concerto a favore dei
profughi polacchi e nel gennaio successivo tornò a
Parigi in pessime condizioni fisiche ed in serie
difficoltà economiche. Assistito dalla sorella Luisa, vi
morì il 17 ottobre del 1849. Ebbe grandiose onoranze
funebri e fu sepolto a Parigi accanto a Bellini e a
Cherubini; il suo cuore fu portato a Varsavia, nella
chiesa di Santa Croce.
Chopin trovò nel pianoforte il migliore mezzo di
espressione dei suoi sentimenti. Infatti quasi tutte le
sue opere sono dedicate al pianoforte con un tipo di
melodie forse unico nella storia della musica (semplici,
pure, eleganti). Chopin è definito musicista "romantico"
per eccellenza, forse per la sua spiccata malinconia, ma
non si dimentichi che la sua musica ricca di slanci ora
appassionati ora drammatici e di un vigore che a volte
sfiora la violenza.
Con Chopin la storia del pianoforte giunge ad un
fondamentale punto di svolta. Egli fa di questo
strumento il maggior confidente, il compagno di una
vita. La sua opera pianistica può essere divisa in vari
gruppi di composizioni che non seguono uno schema
predeterminato, ma il solo corso della fantasia
dell’artista. Le 16 Polacche seguono il flusso di una
danza aristocratica e l’ardore di un fervido amor di
patria. Le 59 Mazurche, composte a partire dal 1820,
sono le più vicine ai tradizionali canti popolari
polacchi. Vette del virtuosismo sono i 27 Studi
(raccolti in tre serie, 1829, 1836, 1840), mentre nei 21
Notturni (1827-46) la musica chopiniana perde ogni
riferimento esteriore per trasformarsi in interiorità
pura. Quest’opera, insieme ai 26 Preludi (1836-39), per
l’immediatezza e l’essenzialità della forma, rappresenta
uno degli apici del Romanticismo Europeo. Le 4 Ballate,
ispirate dal poeta polacco Mickiewicz, sono la
traduzione strumentale di un genere di composizione sino
a quel momento legato alla parola cantata. Lo schema
prestabilito della forma-sonata pare adattarsi meno alla
fantasia di Chopin, legata alla suggestione della libera
improvvisazione estemporanea; egli se ne serve nei due
Concerti giovanili, e in tre Sonate, una delle quali
detta Funebre, per la celebre Marcia che sostituisce il
tradizionale Adagio. Inoltre, Chopin si serve raramente
dell’orchestra, la cui tecnica conosce solo
approssimativamente. Poche le sue composizioni
orchestrali: le Variazioni sul duettino, dal “Don
Giovanni” di Mozart (1827), la Grande fantasia su temi
polacchi (1828), il Rondò Krakowiak (1828), i due
Concerti (1829-1830), l’Andante spianato e Grande
polacca (polonaise) brillante (1831-1834), l’Allegro da
concerto (1841). La produzione non strettamente
pianistica è limitata: 19 Canti polacchi, per voce e
pianoforte (1829-47); pezzi per violoncello e
pianoforte, fra cui la Sonata in sol minore op. 65
(1847); un Trio in sol minore op. 8 (1828); un Rondeau
in do op. 73, per due pianoforti (1828). A queste opere
vanno aggiunte: venti Valzer (1827-1848), quattro
Improvvisi (1834-1842), quattro Scherzi (1832-1842), il
Bolero (1833), la Tarantella (1841), la Fantasia in fa
minore (1841), e due capolavori la Berceuse (1845) e la
Barcarola (1846).
Le sue modulazioni tenaci ed impreviste aprono nuovi
orizzonti verso l’avvenire, preannunciando Wagner e lo
sviluppo dell’armonia moderna, sino all'impressionismo
di Debussy e di Ravel. Ma questo modernismo chopiniano è
saldamente legato ai classici: a Bach, principalmente, e
a Mozart, al quale Chopin è legato da affinità elettive.
Pur essendo ostile al melodramma, Chopin ne è
profondamente influenzato. Molte delle sue melodie,
infatti, sono traduzioni strumentali di modelli
melodrammatici francesi e italiani e in particolare di
Bellini, del quale il compositore polacco aveva un'alta
considerazione. Sebbene rifiuti ogni intrusione
letteraria nelle sue composizioni, egli è un uomo di
cultura aperto e avvertito: questo rende la sua opera
una delle più profonde e perfette sintesi dello spirito
romantico.
Malgrado la grande e costante diffusione che la sua
musica ha avuto nel tempo, pochi sembrano aver capito
quale sconvolgente contenuto si celi dietro l'arte
apparentemente così accessibile di Chopin e basti, a
questo proposito, ricordare le parole del sempre
infallibile Baudelaire: "Musica leggera e appassionata
che somiglia a un brillante uccello volteggiante sugli
orrori dell’abisso". |